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                               SEMPRE LIBERA DEGG’IO, parte seconda
                           traviata-2.1
                                                (courtsey Charles Mintzer)

 

Dopo la rassegna delle più importanti incisioni acustiche dell’aria di Violetta dal primo atto de „La Traviata“, arriviamo finalmente alle incisioni elettriche. Scegliere fra le decine e decine di registrazioni che, fra il 1926 e il 1950 sono comparse nei cataloghi di tutto il mondo non è stato facile, ma, alla fine, penso di non averne escluse molte.
Un rimpianto che molti vecchi amatori condivideranno con me riguarda l’assenza di Claudia Muzio da questa schiera di cantanti. Violetta rimase sempre uno dei suoi personaggi preferiti e persone che l’hanno ascoltata in quest’opera mi parlavano della emozione che trasmetteva al pubblico e del coinvolgimento  che la vedeva soffrire e
piangere in scena. Rimane di lei la bellissima interpretazione di „Addio del passato“, e un „Amami Alfredo“ inciso nel lontano 1914  per la GRAMMOFONO. Troppo poco.
Nella rassegna delle incisioni acustiche mi sono spesso soffermato sull’esattezza delle note alla conclusione del secondo „Amore e palpito“, e anche qui non farò eccezione. Non ho invece sottolineato il fatto che, alla fine della prima parte, „Croce e delizia al cor“, la cadenza scritta viene raramente rispettata e ciascuna cantante sceglie la propria così come preferisce. E anche il finale a volte termina con il „do“ acuto, a volte con il „fa“ quinto rigo, a volte con il „fa basso“. Inutile ogni volta soffermarsi su questi particolari che, nell’epoca attuale, si mantengono più vicini al testo scritto.  Per la maggiore comprensione delle note da me indicate voglio ricordare i loro nomi sia nella lingua italiana che in quelle europee:
 DO = C    RE = D    MI = E    FA = F    SOL = G      LA = A     SI = B  

 

Una breve parola di menzione per ricordare i tenori che (non sempre) figurano in quest’aria: Giovanni Manurita (Dalla Rizza), Walter Ludwig e Helge Roswaenge (Cebotari), Angelo Mercuriali (Aimaro e Grani), Muzio Giovagnoli (Olivero), Luigi Infantino (Guerrini), Alessandro Ziliani (Rozsa), Lionello Cecil (Capsir).

MARGHERITA SALVI  fu una rinomata cantante spagnola in attività negli anni venti e trenta ed ha al suo attivo numerosi dischi incisi per la PARLOPHONE e per la ODEON. Per la Parlophone la Salvi registrò l’aria di Violetta e, con lo stesso numero del disco, P 9810, vennero stampate due „takes“ diversi della prima parte „ È strano –
Ah! Fors’è lui“ nettamente differenziate dalle cadenze finali, diverse fra loro. C’è di più: la Salvi è, forse, la sola cantante che, in quest’aria ci fornisce, alla fine, non una sola cadenza, ma due, prolungando indebitamente tutto il brano, per il resto eseguito,
vocalmente, assai bene. Anche  „Sempre libera“, (una sola strofa), con i suoi fulminanti sopracuti è interessante, ma la voce resta quella del soprano leggero.                                
  
Le scelte dei cantanti di Arturo Toscanini sono state sempre imperscrutabili, ma, giudicando dai dischi, aver puntato su Gilda Dalla Rizza per il personaggio di Violetta, rimane per me un mistero. La Dalla Rizza incise molti brani de „La Traviata“ per l’etichetta ODEON e la sua voce così acuta e vibrata non ne trasse alcun giovamento. Nella grande aria del primo atto  (registrata due volte, una con incisione acustica, accompagnata dal tenore Salvatore Pollicino, l’altra, elettrica, con il tenore Giovanni Manurita che fu suo partner anche nei duetti ed è quella da me esaminata), il suono  risulta stridente, al limite dello stridulo e le buone intenzioni della cantante, che sappiamo intelligente e musicale, non riescono a superare lo sconcerto dell’ascoltatore. Il personaggio, indubbiamente, sulla scena risultava efficace, ma il solo ascolto non basta a giustificare una scelta azzardata. L’esecuzione non è impeccabile, le agilità molto approssimative.
                                               traviata-2.2 (courtesy Charles Mintzer)


Più felice, anche se non perfetta, fu, secondo il mio modesto parere, la scelta di Toscanini con  LICIA ALBANESE  per l’esecuzione de „La Traviata“ alla NBC americana. In seguito la Albanese incise, sempre per la VICTOR alcuni brani dell’opera, assoli e duetti, con gli stessi interpreti Jan Peerce e Robert Merrill. L’aria di Violetta risulta fra queste registrazioni, ma, a sorpresa, la Albanese esegue una sola strofa di „Sempre libera“, e senza il tenore. L’influenza di Toscanini si nota nella  interpretazione e. d’altra parte, Licia Albanese è sempre stata una interprete sensibile e attenta. La vocalità è sicura, le note acute eccellenti, ma le agilità risultano il lato debole dell’artista. Anche le note finali risultano approssimative e, ad un ascolto dell’edizione Toscaniniana, neppure con il grande Maestro la Albanese riesce a
eseguire la cadenza così come è scritta con l’esattezza che il maestro, sicuramente, richiedeva.

Nella sua gloriosa, ma purtroppo breve carriera, MARIA CEBOTARI affrontò più volte il personaggio di Violetta ed esistono ben tre versioni della grande aria del primo atto. (Tutte in tedesco). La prima registrata dalla POLYDOR, senza il recitativo „ È strano“, ma completa nella seconda parte, con il tenore Walter Ludwig,
(ottimo), la seconda per la HMV completa nella prima parte ma con una sola strofa nella seconda, la terza che fa parte della selezione dell’opera che venne registrata „live“ con Rosvaenge e Schlusnus,  completa. Le tre versioni non differiscono molto l’una dall’altra e, nell’insieme, io do la preferenza alla seconda parte, (Follie, follie!) eseguita con trasporto e convinzione. Nella prima parte avrei gradito più sfumature e una conclusione meno affrettata. Interessante ricordare che Maria Cebotari girò in Italia un film che si richiamava alla vicenda della Traviata. Il titolo era „Amami Alfredo“ e in brevi intermezzi cantati figuravano con lei Giovanni Malipiero e Mariano Stabile.

ERNA BERGER    ha inciso due volte questa difficile aria: la prima, in tedesco, per
la Telefunken, (Soltanto una parte di Sempre libera), la seconda per la HMV, in italiano, con l’esecuzione completa, anche se mancante del tenore. Le due esecuzioni si equivalgono, darei la preferenza alla prima che vede la cantante più a suo agio nella lingua nativa e, mi sembra, più sicura dal punto di vista vocale, ma sono giunto alla conclusione che la Berger, anche se ha interpretato sul palcoscenico il ruolo di Violetta, non possiede la voce adatta alla parte. In specie nella prima parte (È strano, è strano) il centro della sua voce risulta piuttosto chiaro, niente affatto in carattere con
il personaggio. Premetto che la Berger mi piace molto ma in questo brano  non posso approvare completamente la sua  esecuzione.     
    
Il disco di MARGHERITA CAROSIO è piuttosto deludente e mi dispiace esprimere questo parere per un’artista che, sul palcoscenico, faceva di Violetta un personaggio
vivo e vibrante. La Carosio era un soprano leggero, ma aveva fatto suo quel ruolo che richiedeva, oltre le doti vocali, anche grande sensibilità e temperamento.
L’aria è affrontata con piglio sicuro e la cantante sa dare ad ogni parola, ad ogni frase, il suo giusto significato. Ma è sul lato vocale che pongo le mie riserve. L’intonazione è a volte incerta e questa debolezza si riflette vistosamente sulla nota
(la naturale) di „Croce e delizia“. Nella seconda parte la vocalità risulta migliore, ma
le agilità finali sono confuse e affrontate senza sicurezza.
traviata-2.3  traviata-2.4
(Carosio and Catley)

Una piacevole sorpresa è costituita da GWEN CATLEY che in quest’aria (in inglese) non sembra affatto il delicato e leggero soprano coloratura che ha inciso brani di bravura. Molto bene la prima parte,  interpretata con trasporto e calore, ma efficace anche nella seconda . Pur avendolo a disposizione la Catley elimina il mibemolle, ma è una delle pochissime,  fra centinaia di esecutrici, (anche secondo il parere di illustri critici), che esegue le scalette del „dee volar“ con gli staccati scritti da Verdi. Esatte le agilità finali.
Un’altro soprano   che incise l’aria in inglese è Joan Hammond, una gloriosa cantante che, assurta finalmente al ruolo di celebrità, ripetette in lingua originale molti brani già registrati in inglese. L’aria della Traviata non fu tra quelle ma anche se non l’abbiamo nel testo italiano  merita la sua giusta considerazione. Partecipazione, interpretazione e vocalità sono a posto, il do acuto conclude  „Ah! Fors’è lui“, „Sempre libera“ si limita a una sola parte.

Abbiamo Elisabeth Schwarzkopf in un ruolo che, in seguito, non appartenne più al suo repertorio. L’incisione risale al suo periodo „inglese“ e in inglese è eseguita l’aria. Dalla Traviata la Schwarzkopf incise più tardi il duetto del 2° atto con Rolando Panerai, e anche se il suo temperamento non la portava all’emotività di Violetta, debbo riconoscere che tutta la scena è cantata molto bene,
con l’esattezza che ha sempre caratterizzato le sue interpretazioni.  Peccato che di „Sempre libera“ esegua una sola parte, ma anche così il disco rimane  preziosa testimonianza di una grande artista.

Da EIDÈ NORENA mi aspettavo di più. La Norena è una cantante deliziosa ed ha al suo attivo numerosi, splendidi dischi, ma in questo brano non fornisce l’esatta misura del suo valore. Pur fornendo all’aria un certo lirismo e la prova della sua valentia di cantatrice, noto un certo distacco dal personaggio e la conclusione di „Sempre libera“
(una sola strofa), con una cadenza fuori luogo, annulla la drammaticità del momento.
Una nota favorevole: al pari di Gwen Catley Eidè Norena esegue le scalette del „dee volar“ tenendosi fedele agli „staccati“ scritti da Verdi.
                                 
VINA BOVY incise l’aria in francese per la HMV  (una sola strofa per „Sempre libera“, pur avendo un tenore a disposizione) e, per avere una più esatta cognizione della sua interpretazione sono andato ad ascoltare il brano tratto dall’opera completa registrata (in italiano) al Metropolitan nel 1937   insieme a Nino Martini. L’esecuzione dal vivo è molto più efficace di quella registrata che, per di più, contiene alcuni arbìtri opportunatamente eliminati in teatro, ma il personaggio è centrato e la vocalità è eccellente. Le agilità finali tentano di rispettare il testo scritto ma non ci riescono completamente.  
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(Heldy courtesy Charles Mintzer, Bovy courtesy Lieva Meesters/Pierre van de Weghe)

Ancora in lingua francese abbiamo due brave cantanti. La prima è Fanny Heldy, un soprano lirico, famoso per le sue interpretazioni di Thais, Manon, Faust e Louise. In quest’aria mostra un facile registro acuto con un centro forse eccessivamente chiaro per il carattere del personaggio. Ma l’esecuzione è corretta, disinvolta, pur se nel finale, al posto del mi bemolle, preferisce una sua cadenza personale.
La seconda cantante cui mi riferisco è Claire Clairbert, un soprano leggero che, secondo quanto riferito da Giacomo Lauri Volpi, passava con disinvoltura dalla Lucia di Lammermoor alla Norma. In quest’aria la Clairbert si compiace di sfoggiare il suo registro acuto, per la verità facile e spontaneo, arrivando a un RE sopra le righe nella cadenza finale dell „Ah fors’è lui“ e concludendo la scena con un trionfale mi bemolle. In tutte e due le incisioni „Sempre libera“ compare con una sola strofa.
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(Clara Clairbert: collection of the editor)

 

LINA AIMARO :  Il disco di Lina Aimaro, inciso dalla Voce del Padrone agli inizi degli anni 40 apparve più o meno nello stesso periodo in cui la CETRA lanciava alla radio l’incisione di Magda Olivero. Non è qui il caso di stabilire un paragone (non amo i raffronti) per il tipo di vocalità e di temperamento assai diversi nelle due cantanti.
L’incisione di Lina Aimaro (completa) è da ricordare (forse un eccesso di portamenti  nella prima parte), anche per una certa partecipazione insolita nei soprani leggeri, le note acute e sopracute sono sicure, le agilità esatte. Nell’insieme una delle migliori esecuzioni su disco che io abbia ascoltato. Lina Aimaro si cimentò spesso nella Traviata ed io l’ho ascoltata, proprio in quest’opera, alle Terme di Caracalla, qui a Roma. Nell’insieme una interpretazione lineare e pregevole, anche se l’ambiente troppo vasto non era il più adatto per la sua voce.
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(courtesy Luciano di Cave)

Il disco di BIDÛ SAYAO,  (COLUMBIA AMERICANA)  sia per la vocalità che per                                 
l’interpretazione è fra i migliori che rappresentano questo brano. Fin dall’inizio si nota la partecipazione al personaggio e qui, veramente, la vocalità, eccellente, viene messa al servizio dell’interpretazione. La sua partecipazione è totale, l’esecuzione
impeccabile.  Esiste una sua Traviata live ed io ned ho ascoltato alcuni brani, ma la registrazione non è delle migliori e questo dispiace perché la sua interpretazione di Violetta doveva essere qualcosa da ricordare. Nell’insieme raccomando
questa incisione, per tutti quelli che vogliono accostarsi a quest’aria.
  

MAGDA OLIVERO ha consegnato alla storia del disco una fra le più belle interpretazioni dell’aria di Violetta. Renato Celletti arriva a giudicarla la migliore in assoluto fra quante compaiono in disco. Io non voglio stabilire primati, ma è certo che quest’aria, incisa dalla CETRA nel 1940, trovò in Magda Olivero l’interprete perfetta, vocalmente e artisticamente. Penso che se Toscanini avesse avuto a disposizione questa finissima cantante non avrebbe esitato ad affidare  a lei il ruolo di Violetta. Finalmente una cantante che, a un corpo di voce assai consistente, unisce
una tecnica ineccepibile e una musicalità indiscussa. Ogni nota è al suo posto e persino la risata dopo l’ultimo „Gioir“ risulta un piccolo capolavoro. Forse un tantino artificiale? Può darsi, ma rimane pur sempre un eccellente virtuosismo e l’esecuzione che segue è tutta da ascoltare. Finalmente le agilità, tutte, sono eseguite con esattezza, finalmente, arrivati alla fine del brano non resta altro che applaudire.
                                  traviata-2.11 (courtesy Luciano di Cave)

Anche LILY PONS volle cimentarsi con „La Traviata“  pur se, in teatro,  la sua Violetta  venne eseguita poche volte, e  non mancò di affidare al disco la sua versione della grande aria. Non riesce molto bene nella pronuncia italiana, ma  rende efficaci le frasi di „È strano“ e „Ah fors’è lui“. Peccato che il finale di quest’aria sia guastato da una cadenza troppo elaborata, in compenso „Sempre libera“ è eseguito senza particolari problemi, dato il bagaglio tecnico di questa cantante. La voce, la conosciamo tutti, è quella del soprano leggero e tale risulta per tutta la durata del brano.

La casa discografica „COLUMBIA“, confidando nel fatto di avere a disposizione l’opera completa cantata da Mercedes Capsir, non si curò di includere nel suo catalogo un’altra aria di Violetta che risultasse diversa da quella del „set“. A dire la verità Maria Zamboni e Anna Maria Guglielmetti incisero sia „Ah! Fors’è lui“ che „Sempre libera“, (in tutti e due i casi i brani non vennero uniti, ma accoppiati con altre arie, misteri delle Case discografiche!) e vennero presentati senza il primo recitativo „È strano“ e con una sola strofa di „Sempre libera“. Maria Zamboni risulta sensibile ma un po’ debole, la Guglielmetti presenta sicura vocalità, ma si lascia andare a una cadenza fuori posto alla fine di „Ah fors’è lui“.  
Quando le case discografiche italiane ripresero la loro attività dopo la fine della 2° Guerra Mondiale, la COLUMBIA si decise finalmente ad arricchire il suo catalogo con una scena di Violetta completa e per questo ricorse al soprano LIANA GRANI, un’eccellente voce di soprano che aveva cominciato la sua carriera a metà degli anni trenta. Si tratta di una buona interpretazione, interessante anche dal lato vocale che forse avrebbe richiesto, in alcuni passi, una maggiore morbidezza. All’apparire del microsolco il brano venne presto riportato su LP.
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        (Lyana Grani, collection of the editor)

ANNA ROZSA venne scelta, chissà in base a quale criterio di giudizio, per l’altra incisione completa dell’opera, edita dalla Voce del Padrone e diretta da Carlo Sabajno. Tutto il mio rispetto per una cantante che supera la prova con dignità e
responsabilità, ma all’epoca numerosi erano i soprani di cui si poteva disporre e,
volendo, si poteva anche ricorrere a una certa TOTI DAL MONTE. (La quale incise dell’aria della Traviata soltanto la prima parte, peraltro cantata molto bene, ma trascurò la seconda. Uno sbaglio imperdonabile, già commesso quando la Toti aveva
inciso „Regnava nel silenzio“ dalla Lucia diLammermoor, senza curarsi della seconda parte „Quando rapita in estasi“). Chiusa la parentesi. Il ricorso a una celebrità come la Toti era impensabile a quei tempi, per un’opera completa, che, soltanto con Beniamino Gigli avrebbe visto la nascita di apprezzabili cast.Si salvò soltanto Tito Schipa col suo leggendario Don Pasquale… ma questo è un altro discorso.
Voglio tornare ad Anna Rozsa perché la sua aria del I atto merita di essere menzionata. Forse non per meriti vocali o interpretativi, bensì per il fatto che della seconda parte „Follie, follie“ esistono due matrici. Una di queste, con il mi bemolle
finale, venne adoperata per i dischi stampati nel Regno Unito per la   HMV e in America, per la VICTOR.
Ma il mi bemolle non era precisamente un capolavoro e, probabilmente, durante la seduta di incisione il buon Maestro Sabajno, che non era uno sprovveduto, se ne rese conto.
L’aria venne ripetuta, questa volta senza mi bemolle, e questa matrice andò a far parte dell’opera completa, pubblicata in Italia dalla Voce del Padrone e in Italia venne sempre stampata in questa molto più accettabile versione.Per quali vie misteriose quel mi bemolle poco fortunato sia finito sui dischi inglesi e americani
rimane un mistero. Preciso che io posseggo tutte e due le versioni incriminate, testimonio quindi con cognizione di causa.
 
ADRIANA GUERRINI venne scelta dalla COLUMBIA per sostituire l’incisione della Traviata della Capsir, ormai in catalogo da molto tempo. Il pubblico voleva
incisioni più fresche, più sonore e la tecnica del tempo (fine anni 40) aveva già raggiunto buoni risultati. Adriana Guerrini aveva interpretato molte volte Violetta in teatro (io ho ascoltato molte volte questa brava cantante, ma non nella Traviata) e
questa volta i supervisori ricorsero ad una voce che possedeva un peso considerevole.
La Guerrini affronta l’aria con piglio deciso e da alle parole il loro giusto significato,
è sicura nella vocalità e nel „Sempre libera“ riesce anche a esprimere una certa drammaticità. Forse, nella prima parte,avrei preferito un canto più delicato, ma nell’insieme è una edizione interessante. In questa rassegna è, con Gilda Dalla Rizza,
l’unico soprano lirico-spinto, ma, come avete riscontrato la Dalla Rizza non ha raccolto il mio plauso. L’incisione rappresenta senz’altro un progresso rispetto a quelle del 1930, ma siamo ancora lontani dall’alta fedeltà.
traviata-2.13 (courtesy L. Di Cave)

Ho lasciato per ultima MERCEDES CAPSIR, che, per la COLUMBIA registrò nel 1929-30l’opera completa. Ho ascoltato tante volte il suo disco della grande aria, ma ho voluto sentirlo una ennesima volta per darne un resoconto più vivo e più vero. Si tratta di una eccellente interpretazione, tanto più notevole in quanto a presentarla è quella che veniva definito „soprano leggero“. Ma la Capsir possedeva un corpo di voce assai più consistente di quello dei consueti soprani leggeri che hanno imperversato per anni e, potrei dire, hanno nociuto alla loro categoria. Rodolfo Celletti, nel suo libro „Il Teatro d’Opera in disco“ non manca di recensire questa incisione e i suoi commenti sulla Capsir sono per lo più negativi. Basta leggere l’ultima frase „ : Che il mi bemolle della chiusa sia buono è cosa che può interessare solo i loggionisti. Fiacca è anche l’interprete… etc.
Rimasi trasecolato nel leggere questi giudizi e mi ricordai che nell’altro libro „Le grandi voci“, lo stesso Celletti aveva scritto della Capsir:

      „… ella occupò tuttavia un posto di primissimo rilievo tra i soprani leggeri della sua generazione. Nella Traviata, anzi, (che cantò innumerevoli volte), giunse, probabilmente, a superarli tutti, emergendo non soltanto nei passi di bravura del I atto
(che concludeva col do sopracuto filato alla perfezione) ma anche nelle pagine che richiedono calda accentazione, suoni vibranti ed espressione lirica. „

Io ho già detto che si tratta di una eccellente interpretazione, la prima parte è cantata con semplicità e abbandono, il „do acuto“ che non conclude l’aria, ma soltanto la prima parte „Ah! Fors’è lui“ è un capolavoro per gli effetti che raggiunge, iniziando piano, poi rinforzando, poi ancora diminuendo, per concludere sul fa 5° rigo, ancora attaccato piano, poi forte e ancora piano. Una tenuta di fiato eccezionale.  (Voglio aprire una parentesi: questo do finale della prima parte, non essendo scritto, è facoltativo. Ma è accettabile qualora sia emesso con questa facilità e con quello che non esito a definire „virtuosismo“, reperibile  anche nel disco di Amelita Galli Curci che lo attacca pianissimo e così lo mantiene fino alla fine. Una bella arcata di suono è quella data da Magda Olivero, ma è indubbio che il „do“ della Capsir era entrato nella storia. Me ne parlò, in toni lusinghieri, anche Lina Pagliughi.
Torniamo al disco della Capsir: Le agilità finali sono quelle volute da Verdi e il mi bemolle che termina l’aria sarà cosa che può interessare i loggionisti, ma rimane pur sempre una nota splendida, attaccata a gola aperta e sostenuto con vera maestria. Indubbiamente il più bel mi bemolle che, sui dischi, compaia in questa rassegna. Direte che io sono un patito della Capsir: lo confesso, è vero, anche se, avendola ascoltata in teatro, debbo riconoscere che i dischi, specie con l’incisione metallica della COLUMBIA, non  rendono la fedeltà del timbro.

Il mio caro amico Rudi v.d. Bulk mi chiede di precisare quale di queste interpretazioni io preferisca: ricordo che parliamo di incisioni su disco  e non posso fare a meno di esternare il mio rimpianto per la mancanza di Lina Pagliughi da questa schiera di cantanti: attesi per anni che la mia amatissima cantante  registrasse  nei suoi anni migliori questa difficile aria, ma l’attesa è risultata vana. Una sua eccezionale esecuzione dell’aria la ricordo in un concerto „Martini & Rossi“ che eseguì alla radio nel 1943, insieme al tenore Francesco Merli. Chiedo scusa per la digressione e… per la nostalgia.
Torniamo alle mie preferenze  (su disco): è difficile stabilirle, ma potrei azzardare :    

Bidù Sayao, Magda Olivero, Lina Aimaro e infine Mercedes Capsir. Quest’ultima non soltanto per la sua bella prestazione, ma per ragioni che chiamerei affettive: il ricordo di una Traviata indimenticabile, qui a Roma, nel lontano 1942.    
            
Con l’avvento del microsolco, negli anni 1949-50 e le registrazioni su nastro, aumentarono a dismisura le incisioni di recitals e opere complete.
Per la sua popolarità “la Traviata” godette di un numero direi illimitato di incisioni, aumentate ancora con la comparsa del CD e dei DVD ed esteso anche a molte esecuzioni dal vivo. Addentrarsi in questa selva di registrazioni richiederebbe un lavoro di selezione difficile e impegnativo. Per ora lasciamo agli ascoltatori la preferenza da ricercare fra i nomi più prestigiosi della lirica: Scotto, Callas, Caballè, Sills, Tebaldi, Freni, Steber, per parlare soltanto di quelli della passata generazione: a Voi la scelta, la selezione è aperta.

Luciano Di Cave, Rome July 2010